Erano le tre del pomeriggio. Dalla veranda vedevo l’odore del mare, sentivo quel silenzio di fondo che hai solo quando sei in vacanza a fine agosto e i tanti turisti di ferragosto sono già andati via. Caffè tra le mani, occhi verso il cielo. Mi ero ripreso da poco dalla mattinata stanca e dal riposino post workout che ormai facevo solo di mattina dato che dalle 19 fino a notte fonda passavo il mio tempo sul presidio del nido ad aiutare i volontari.
A parte guardare e stare attenti ad eventuali animali, l’altra unica attività presente sulle ore di presidio era quella di rispondere ai passanti che chiedevano sempre le stesse informazioni. A volte anche solo per fare la domanda e senza ascoltare la risposta.
Mi sono fermato un secondo a pensare. Ma perché stiamo a ripetere sempre le stesse informazioni, soprattutto a chi chiede più perché sente di dovere invece che per reale curiosità (la differenza si sente da lontano, i secondi ascoltano). Sono risposte semplici, che la gente potrebbe cercare online. Il problema è che online c'è di tutto: post sparsi, gruppi Facebook delle associazioni, informazioni mal distribuite e poi la disinformazione che anche in una realtà così piccola è presente e faceva i suoi danni.
Li l’intuizione: e se organizzassi il tutto e gli dessi un posto dove trovare le risposte?
Ho aperto ChatGPT e ho scritto il primo prompt. Sei ore dopo avevo un link pubblico. In mezzo: qualche iterazione con l'AI, un menu hamburger impossibile da fare funzionare, e una sessione di debug in una tenda in spiaggia mentre spiegavo a un turista cosa fosse una Caretta caretta.
Questa è la storia di come una landing page nata per frustrazione è diventata, senza volerlo, infrastruttura civica e un modello replicabile.
Il problema che nessuno vede
Il nido di Campomarino Lido era seguito da due associazioni diverse: GADIT e il Centro Studi Cetacei. Entrambe fantastiche, entrambe con pagine Facebook, Instagram e siti. Ogni aggiornamento usciva su tre piattaforme diverse, in momenti diversi, con dettagli leggermente diversi. Se volevi capire cosa stava succedendo, dovevi semplicemente seguirle.
Io ero lì da una settimana. Aiutavo i volontari a rispondere alle persone che passavano in spiaggia. All'inizio ero quello che chiedeva a loro, dopo qualche giorno ero quello che rispondeva al posto loro quando erano troppo stanchi. Avevo imparato le risposte a memoria, passato le mattinate a studiare a casa e preparatomi per l’occasione. Le informazioni scientifiche sulle tartarughe, i comportamenti da tenere, i numeri da chiamare.
Poi c'erano i bambini.
Alcuni arrivavano con disegni preparati a casa e li lasciavano vicino alla recinzione del nido. Altri passavano e mi rispondevano delusi: "ma io non so disegnare” ogni volta che io gli chiedevo se volessero portarci i loro disegni.
Ho pensato: e se potessero scaricare dei disegni da colorare? Se i genitori potessero stamparli, farli colorare, e poi portarceli? Sarebbe un modo per far partecipare anche chi "non sa disegnare".
E se mettessimo tutto in un posto solo? Non un altro post. Non un altro messaggio. Un posto. Con le FAQ, con i disegni, con una storia per i bambini, con i link alle donazioni per chi vuole aiutare le associazioni.
Il momento chiave è stato questo: "Ma cavolo, sono risposte semplici che la gente potrebbe cercare online. Quanto sarebbe figo se le trovasse su qualcosa non generico e sterile, ma proprio di questo progetto?"
Ho preso il laptop. Ho deciso. Non chiedo permesso, lo faccio.
Le prime ore: brainstorming e screenshot
Setup: veranda, laptop, orario "prima di andare al nido". Avevo in mente già il formato: una landing page, stile one-page, con una CTA forte verso le donazioni alle associazioni. Non volevo solo informare: volevo che la pagina convertisse. Non nel senso aziendale, ma nel senso di: se arrivi qui curioso, esci con la possibilità concreta di aiutare.
Ho aperto ChatGPT e ho fatto un brainstorming. In un'oretta avevo definito tutto: le sezioni, la parte comunicativa di base, la struttura. Hero e foto del nido, spiegazione veloce di cos'è un nido di Caretta caretta, un mini-ebook con le FAQ più frequenti, una sezione per bambini con un'audiostoria e dei disegni da scaricare, e ovviamente le donazioni.
Poi sono andato a caccia di reference visive. Non volevo partire da zero dicendo "fammi una landing bella". Volevo dare all'AI degli esempi concreti. Ho cercato siti di no-profit, scienze marine, conservazione. Ho fatto screenshot di quelli che mi piacevano: layout pulito, mobile-first, call-to-action chiare.
Ho caricato gli screenshot su ChatGPT e gli ho chiesto di prepararmi una landing page su quella struttura. L'AI ha generato il primo scheletro. Io ho preso quel codice, l'ho testato in locale, e ho iniziato a sistemare.
Il copywriting finale l'ho fatto io. L'AI ti dà delle bozze decenti, ma manca di tono. Io volevo che la pagina parlasse come parlavamo noi sul presidio: informale ma rispettosa, scientifica ma accessibile, con un pizzico di calore. "Qui a Campomarino Lido una tartaruga ha scelto di fare il suo nido." Non "È stato individuato un nido di Caretta caretta."
Non era la prima landing page che facevo. Avevo già studiato copywriting, avevo già lavorato su progetti per piccoli clienti. Ma era la prima volta che lo facevo così: io con il codice tra le mani con l'AI come copilota, su un progetto ambientale, con l'urgenza di pubblicare subito.
Alle sei di sera avevo la prima versione. Funzionante, leggibile, mobile-responsive. O almeno, così pensavo.
La sera: "Ragazzi, guardate qui"
Sono arrivato al nido quella sera con il link pronto. Ho chiamato i volontari: "Ragazzi, guardate cosa ho preparato."
Ho fatto scansionare il QR code che avevo generato per la demo. Loro hanno aperto i telefoni, hanno scrollato. Silenzio per tre secondi. Poi: "Ah bellissimo, dai, mettiamolo online!"
Erano contenti. Non è che si aspettassero niente, ma quando hanno visto che c'era qualcosa, qualcosa di concreto, si sono illuminati. Hanno iniziato a condividere il link nelle loro chat, nei gruppi, sulle pagine social.
Qualcuno ha fatto un commento tipo: "Cavolo, bello così." E io, da bravo sviluppatore insicuro: "Sì ma ci sono ancora cose da sistemare, eh."
Ma la cosa bella è stata il cambio di status. Fino a un'ora prima era il mio "giochino personale". Adesso era lo strumento “ufficiale” del nido. Non avevo chiesto il permesso. Avevo costruito, l'avevo mostrato, e loro l'avevano adottato.
In pochi giorni la voce si è sparsa. Le persone iniziavano a cercare "sito nido Campomarino". Arrivavano al presidio e dicevano: "Ho visto il sito." Alcune famiglie scaricavano i disegni per i bambini. Qualcuno, scoprirò dopo, ha donato.
Era diventata vera.
Il plot twist: "Sarebbe bello avere anche..."
Il giorno dopo parlando con il presidente di una delle associazioni. "Guarda, è bella, è carina. Sarebbe bello avere una sezione con le foto del nido, una con gli sponsor, e i contatti delle associazioni."
Io: "Ok, ci sta."
Dentro di me: "Vabbè dai, aggiungo due pagine."
Tornato a casa, aggiungo le sezioni. Creo una pagina "Aggiornamenti" con una gallery stile Pinterest per le foto. Creo una sezione sponsor con un ticker animato. Sistemo i link social.
Poi testo tutto sul cellulare.
E qui mi accorgo: il menu è tutto sovrapposto. La navbar che su desktop funzionava perfettamente, su mobile è un disastro. Le voci si accavallano, il layout crolla.
"Cazzo, fa schifo."
Devo creare un menu hamburger. Non l'ho mai fatto prima. So cos'è, ho visto mille siti con il menu hamburger, ma implementarlo da zero è un'altra cosa.
Torno su ChatGPT. Gli chiedo di crearmi un menu hamburger responsive. Lui mi genera il codice. Lo testo. Non funziona. Richiedo. Mi dà una versione leggermente diversa. Non funziona. Richiedo di nuovo. Stessa storia.
A un certo punto GPT inizia a darmi risposte che sono palesemente allucinazioni: "Il problema è nel tag
<header> che non è chiuso correttamente." Io controllo: è chiuso. "Prova a cambiare il z-index del menu." Lo cambio: niente.Mi fermo. Respiro. Penso: "Ok, forse non è lo strumento giusto."
Cambio. Apro Gemini. Gli do lo stesso prompt. La risposta è più pulita, più diretta. Testo: funziona al 70%. Apro Claude. Gli chiedo di spiegarmi cosa non funzionava secondo lui. Mi dà una spiegazione chiara, due prompt di fix, e boom: funziona.
Il momento di svolta non è stato tecnico. È stato mentale. Ho smesso di pensare "l'AI deve fare questo per me" e ho iniziato a pensare "l'AI deve aiutarmi a capire come farlo io."
Da quel momento, il flusso è cambiato. Io guidavo, l'AI accelerava.
Debug in paradiso
Il pomeriggio di qualche giorno dopo sono tornato al nido più presto rispetto al mio solito. Era un momento tranquillo, circa le 15 di pomeriggio e non c'era nessuno nella tenda dei volontari. Solo io, il laptop, qualche persona sulla spiaggia a prendere quel po’ di sole che resta e il rumore delle onde.
Stavo fixando l'ultima cosa: il banner degli sponsor. Doveva essere un ticker che scorreva in loop con i loghi delle associazioni e degli sponsor locali. L'animazione continuava a bloccarsi. Pensavo fosse un problema del codice JavaScript che gestiva il loop. Ho perso un’ora a fare debugging su quel JS.
Poi ho capito: era il CSS. Il box che conteneva l'animazione aveva un
overflow sbagliato, GPT colpisce ancora in negativo. Due righe di CSS, problema risolto.Mentre stavo salvando il fix, arriva un turista. Mi vede con il laptop e mi fa: "Scusa, volevo chiedere, ma le tartarughe sono già nate?"
Io chiudo il laptop, mi alzo, e gli spiego: no, le uova si schiuderanno tra qualche giorno, dipende dalla data di deposizione e ci sono molteplici fattori da considerare, si il sesso dipende dalla temperatura della sabbia, eccetera. Lui ringrazia, se ne va.
Riapro il laptop. Push del codice. Test. Funziona.
Quella è stata la parte più bella. Lavorare in spiaggia, sul nido, per il sito del nido. C'era qualcosa di poetico in quel contrasto: mani sulla tastiera, mentre a pochi metri c'era la sabbia dove le tartarughe sarebbero nate.
L'impatto (piccolo ma reale)
Qualcuno ha donato tramite il sito. Non so chi, non so quanto, ma so che è successo perché me l'hanno detto.
Una signora è passata al presidio e ci ha raccontato che i suoi bambini avevano scaricato i disegni dal sito e li avevano colorati sull'iPad. Non li avevano nemmeno stampati, li avevano colorati digitalmente. Ammetto che li, io mi sono sentito super fiero.
Fiero perché quei disegni li avevo preparati io su Canva. Fiero perché l'idea era partita da un bambino che aveva detto "io non so disegnare". Fiero perché, in qualche modo, avevo chiuso il cerchio.
Non era il mio portfolio. Non era una dimostrazione di skill. Era infrastruttura civica leggera. Un posto dove le persone potevano capire cosa stava succedendo, come comportarsi, come aiutare.
La landing page era diventata un piccolo luogo temporaneo. Proprio come quel presidio fino a prima di smantellarlo.
Cosa ho imparato davvero:
Lezione 1: "prima metto online e poi vedo che succede"
Questa frase è diventata il mio mantra. L'ho usata per il sito del nido, poi per il mio sito personale, poi per il changelog di Explore. L'idea è semplice: non aspettare che sia perfetto. Metti online, raccogli feedback, aggiusta.
Done is better than perfect
Lezione 2: migliore è la tua idea, più veloce è l'AI
L'AI non ti salva se non sai cosa vuoi. Se arrivi con un concept vago, ti darà output vaghi. Ma se arrivi con screenshot, con riferimenti chiari, con una struttura in testa e magari qualche linea di codice o struttura già fatta, l'AI diventa velocissima. Non è l'AI che rende il lavoro migliore, sei tu che rendi l'AI più utile ai tuoi scopi.
Lezione 3: una landing page può dare informazioni, non solo prenderle
Ho sempre studiato che una landing page fosse solo un funnel: prendi email, converti, chiudi. Questo progetto mi ha fatto capire che una landing può essere anche uno spazio di servizio. Dai informazioni, crei valore, e solo dopo, se vuoi, converti.
Lezione 4: cambiare tool è ok, cambiare mindset è necessario
Quando GPT non funzionava, non era colpa di GPT. Era il mio approccio. Stavo pensando ad un solo strumento come soluzione unica. Nell’unione di più strumenti e nei loro punti forti c’è meno frustrazione.
Come provare ad aprire un barattolo col martello, funziona ma fa un casino. Meglio usare uno strumento più adatto
Chiusura
Sono passati due mesi. In questo tempo ho rifatto il flusso decine di volte: altre landing, altri progetti, altri menu hamburger. Ora uso tool diversi, strutture diverse, prompt diversi.
Ma questa landing resta speciale.
Era il mio primo menu hamburger. La prima landing civica. La prima volta che mi sono detto "se nessuno lo fa, lo faccio io" e l'ho fatto davvero.
La tartarughina era una. La landing page era temporanea, il nido sarebbe stato smontato dopo la schiusa. Ma l'approccio è rimasto.
Non avevo un budget. Avevo un'urgenza, un laptop, e la veranda di casa. Qualche ora dopo avevo un link. Due mesi dopo ho un metodo replicabile.
Se vuoi replicarlo: 5 principi pratici
- Definisci cosa vuoi prima di aprire l'AI
Scrivi su carta (o in un note) le sezioni, il tono, l'obiettivo oppure spendi del tempo a farti fare delle domande dall’AI. L’intelligenza artificiale accelera chi sa dove andare.
- Trova reference visivi, non descrizioni astratte
Screenshot di siti che ti piacciono > prompt di 200 parole che descrivono "un design moderno e pulito".
- Cambia tool se ti senti in loop
Se dopo 3-4 iterazioni non funziona, il problema non è solo il codice. Prova un altro strumento.
- Testa su mobile prima di festeggiare
Il 90% delle persone aprirà il tuo sito da smartphone. Se lì fa schifo, fa schifo. Punto.
- Metti online, poi aggiusti
Non aspettare che sia perfetto. Pubblica, raccogli feedback reali, itera. Il perfetto è nemico del fatto.
Operazione Caretta: infiltrato al nido
P.S. – La landing del nido è ancora online: https://nido-caretta-2025.netlify.app/
Se vuoi vedere come è fatta, vai a dare un occhiata. Se vuoi replicarla per un altro progetto civico, scrivimi. Ti passo la base e ti spiego come farla in un pomeriggio.
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