Una pausa stanca
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Una pausa stanca

ID
15
Date
Nov 15, 2024
Tags
Storia
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L’orologio sopra il bancone segnava le 11:42. Era tardi per un caffè, troppo presto per il pranzo. I tavolini in metallo riflettevano una luce bianca accecante che costringeva a guardare altrove.
«Non ci vediamo da quanto? Sei mesi? Otto?» chiese Luca, accomodandosi sulla sedia dinanzi, sorpreso di rivedere il suo vecchio amico.
«Più o meno. Anche se, a dirla tutta, lavoriamo nello stesso edificio.»
Luca rise, aggiustandosi la cravatta. «Eppure sembri scomparso. Ti ho cercato per un po', poi ho pensato che fossi troppo preso con il lavoro. Sai, ho preso una promozione. Finalmente ufficio con vista. Hai presente?»
Marco alzò lo sguardo dalla tazza. «No.»
«Beh, ti invito a passare un giorno. È uno spettacolo. E poi ho comprato casa. Una bella villetta fuori città. Ah, e la macchina nuova, hai visto?»
Marco annuì appena. Luca continuò: «Sembri triste, dovresti venire a una delle mie serate. Ho invitato colleghi, amici… C'è sempre un bel giro di persone.»
Un silenzio si insinuò tra i due. Marco in un sorso finì il suo caffè, poi lo guardò negli occhi.
«Luca, quante ore passi in quell’ufficio con vista?»
«Cosa c’entra?»
«E la tua villetta? Quanto tempo ci vivi davvero? Quanti amici veri ci sono tra quelli che inviti alle tue serate?»
Luca si irrigidì. «Marco, cosa stai blaterando?»
Appoggiandosi allo schienale della sedia. «Sto dicendo che sono stanco.»
«Ma stanco di cosa? Non hai ancora fatto niente oggi!»
Marco sorrise amaramente. «Non hai capito. Sono stanco già da prima. Sono stanco di svegliarmi ogni mattina e andare in quell’ufficio pieno di facce vuote. Sono stanco di una vita che non mi appartiene, costruita su cose che non valgono nulla. Sono stanco delle maschere. Della mia, della tua, di quelle che ci mettiamo ogni giorno per fingere che vada tutto bene. E sai qual è il problema?»
Luca lo fissò, senza rispondere.
«Il problema è che tu nemmeno ti rendi conto di essere stanco. Continui a correre, a riempirti la vita di cose. Ma quelle cose non ti parlano, Luca. Non ti cambiano. Non ti salvano.»
Un lungo silenzio. Il cameriere si avvicinò, ma i due continuarono a fissarsi.
Luca si passò una mano sulla fronte. «Non capisco, Marco. Io… io sto bene.»
Marco si alzò, lasciando qualche moneta sul tavolo. «Forse è proprio questo il guaio.»
 
 
 
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