cosa mi ha lasciato di speciale un corso in mezzo a tanti
Introduzione: un corso nel mezzo di una transizione
Ci sono momenti in cui la vita accelera e senti il bisogno di fermarti un attimo a mettere ordine. Quando ho iniziato il McKinsey Forward Program, a maggio, ero in una fase di transizione: lasciavo il Guatemala dopo mesi intensi di progetto e tornavo in Italia, con la testa piena di domande e la voglia di consolidare strumenti per il lavoro e la crescita personale.
Il programma, durato dieci settimane, non è stato per me una rivelazione in termini di contenuti: molte nozioni le conoscevo già, per formazione e per esperienza. Ma ha avuto un altro valore: rendere esplicite pratiche che spesso utilizzavo in modo implicito, e soprattutto rileggerle da una prospettiva umana e consulenziale.
Ecco quindi la mia retrospettiva: cosa ho imparato, cosa mi porto dietro e perché credo che questo corso abbia ancora senso, anche per chi ha già un background avanzato.
🌱 Mindset e resilienza: dalla teoria alla pratica quotidiana
Uno dei primi moduli affrontava il mindset per la crescita. Nulla di nuovo, se hai letto Carol Dweck o ti sei confrontato con i concetti di abitudini e resilienza. Ma la forza stava nella semplicità con cui sono stati tradotti strumenti complessi in pratiche concrete.
Un esempio: la tecnica APR (Awareness – Pause – Reframe).
Un esercizio che ti invita a fermarti, riconoscere un pensiero, e riformularlo. Niente di inedito: è un adattamento della cognitive behavioral therapy applicata al contesto lavorativo. Ma proprio per questo mi ha colpito: perché a volte, per avere impatto, i concetti vanno semplificati, mixati e resi immediatamente usabili.
È una lezione che vale anche per la consulenza e la formazione: non sempre servono i concetti nella loro complessità originaria; spesso serve la loro versione “mixdown” che porta valore subito.
un sguardo dalle mie note
🔍 Problem Solving: dal “fare” al “rendere esplicito”
Il modulo di problem solving è stato probabilmente il più stimolante.
Non perché introducesse logiche a me del tutto nuove – vengo da un background scientifico, abituato a partire da ipotesi e testarle – ma perché mi ha spinto a rendere esplicito un processo che vivevo in automatico.
- scrivere il problem statement chiaro e condivisibile
- distinguere tra problemi analitici e concettuali (numeri vs decisioni qualitative)
- capire se serve un approccio convergente (una sola soluzione giusta) o divergente (molte possibilità da esplorare)
- applicare la logica MECE (Mutually Exclusive, Collectively Exhaustive): una struttura semplice ma potente per garantire che non ci siano né sovrapposizioni né buchi nell’analisi
Il bello è che questa chiarezza metodologica non è rimasta un esercizio accademico: l’ho già usata in progetti reali, in particolare nella challenge al CERN di Ginevra. Avere un issue tree strutturato MECE e basato su ipotesi non è solo “teoria McKinsey”: è un modo concreto di affrontare problemi complessi e di comunicare meglio con il team.
🗣️ Comunicazione: dal bottom-up al top-down
La parte sulla comunicazione ha ripreso strumenti che già conoscevo (storytelling, struttura del messaggio), ma ha introdotto una chiave che mi ha cambiato prospettiva: bottom-up vs top-down.
- Noi pensiamo bottom-up: partiamo dai dati, li analizziamo, estraiamo insight
- Ma comunichiamo top-down: partiamo dal concetto chiave, dal messaggio essenziale, e solo dopo lo supportiamo con dati e ragionamenti
È qui che entra il So What Framework. Prima era per me solo un riflesso mentale, ora è diventato un metodo esplicito: ogni volta che presento un’informazione, mi chiedo:
“E quindi? Perché importa? Cosa cambia per chi mi ascolta?”
Questo non solo ha reso la mia comunicazione più incisiva, ma è diventato anche un gioco personale che applico nello studio e nel lavoro: quando leggo un report, preparo un documento o spiego qualcosa a qualcuno, la domanda “So What?” mi obbliga a salire di livello e a cercare l’insight, non il dato fine a se stesso.
schema dei punti fondamentali di comunicare con impatto
📉 Moduli meno rilevanti
Non tutto mi ha colpito allo stesso modo.
- Il modulo su relazioni e benessere mi è sembrato meno incisivo per il mio percorso personale, perché molti concetti erano già parte del mio bagaglio di studi personali in psicologia e neuroscienze, e fanno parte della mia quotidianità lavorativa e di vita. Ho comunque apprezzato il modo in cui sono stati resi accessibili: la forza del modulo sta proprio nella capacità di portare concetti complessi a un livello pratico, utile a chi non ha familiarità con queste tematiche.
- Il modulo su digital toolkit l’ho trovato debole e quasi accessorio: parlare di cloud o strumenti digitali in modo generico aggiunge poco a un corso di questo tipo. Ho apprezzato la leggera overview sulla metodologia Agile anche se troppo breve per essere davvero d’impatto
Lezioni personali e So What finale
Cosa mi porto dietro davvero da questo percorso?
- La consapevolezza che esplicitare un processo è il primo passo per renderlo migliorabile
- Il valore di semplificare concetti complessi quando serve generare impatto
- Strumenti concreti che ora fanno parte della mia cassetta degli attrezzi:
- APR → per regolare pensieri e mindset
- MECE → per strutturare problemi
- So What? → per trasformare dati in insight
- Top-down → per comunicare con chiarezza
Ma soprattutto, un reminder semplice: a volte non serve andare in cerca della “cosa nuova” a tutti i costi. Vale la pena anche ritornare su concetti che diamo per scontati e guardarli con occhi diversi, in un contesto diverso. È lì che spesso si trovano gli strumenti che fanno davvero la differenza.
In chiusura sento di poter dire che, per me, il McKinsey Forward Program non è stato un “corso rivoluzionario”, ma un percorso che ha consolidato e raffinato il mio modo di pensare e comunicare.
Per questo lo consiglio: a chi parte da zero offre basi solide; a chi ha già esperienza offre la possibilità di ricontestualizzare e di portarsi a casa strumenti immediatamente utili.
Ed è forse questa la lezione più grande: l’apprendimento non è solo acquisire nuove informazioni, ma riorganizzare ciò che già sappiamo in modi che ci permettono di creare più valore.
Data pubblicazione: 21 agosto 2025
Post più recenti
Dalla sabbia al mare: una storia di attesa
Quando l’antifragile diventa tossico
La forza di un esperimento imperfetto
X-Ray MAGIC al CERN: quando i sogni incontrano l'innovazione
Cleantech Academy una vista dall'interno
Metodo STARR
Design Sprint a vela (con un manico di scopa)
E facimm na Pizz!
Vali più di quello che pensa il mercato
Un esperimento con Notion site
